“Un messaggio di fratellanza e di amicizia su due ruote”: così titolava sabato 20 giugno 1981 il quotidiano livornese “Il Tirreno”. Sotto queste quattro righe una fotografia che ritrae un lungo sciame di Vespa, alcune con bandiera nazionale in bella evidenza. Una settimana prima, sabato 13 e domenica 14, nella bellissima località balneare di San Vincenzo era avvenuto un fatto che per i più rivestiva al massimo l’interesse di una curiosità, ma che per molti altri stava rappresentando l’inizio, o meglio la ripresa, di una tradizione che ancora oggi, a quarant’anni di distanza, non si è interrotta.
In quel fine settimana, a San Vincenzo, era rinato l’Eurovespa, straordinario simbolo di un’epoca del Vespismo internazionale che aveva trovato il suo punto finale a Locarno nel 1970 (vedi articolo qui). Nel 1981 il Vespa Club d’Italia ha ripreso da pochi anni a camminare, con pochissimi mezzi a disposizione ma con una infinita voglia di esistere e di crescere. Le risorse sono inesistenti, ma la forza di volontà invincibile. Tutto nasce da una chiacchierata a tavola tra alcuni irriducibili: “Perché non rifacciamo l’Eurovespa?”. Messa così sembra facile, quello è solo il punto di partenza. La macchina organizzativa si mette al lavoro, e il risultato finale degli sforzi profusi si concreta il 13 giugno, quando nella cittadina della provincia di Livorno si presentano oltre 500 rappresentanti di 14 Vespa Club italiani e 16 stranieri.
A promuovere l’Eurovespa 1981 è il Vespa Motor Club Roma con la collaborazione degli amici di San Vincenzo, con Roberto Leardi da una parte e Adolfo Benvenuti e Uldiano Acquafresca dall’altra a tessere le fila. Per il movimento vespistico è un successo di assoluto rilievo: i Club che partecipano sono quelli di Roma, Forlì, Verona, Legnano, Bergamo, Milano, Civitavecchia, Ancona, Trieste, Pisa, Passo Corese, Genova, La Spezia e Uliveto Terme; dall’estero giungono delegazioni dei Club di Zurigo, Winterthur, Vienna, Innsbruck, Ruhrtal, Saarbrücken, Fürstenfeldbruck, Francoforte, Osterholz, Stoccarda, Norimberga, Russelsheim, Amburgo, Rothenburg, Rhein-am-Main, Monaco di Baviera.
L’indispensabile collaborazione della locale Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo permette un’ottima accoglienza agli ospiti italiani ed esteri, che sfilano con i propri mezzi per le vie cittadine portando in alto le bandiere delle proprie nazioni e sodalizi, generando enorme sorpresa nella popolazione residente e nei villeggianti, che mai avevano potuto assistere a tale spettacolo. All’evento sono presenti tra gli altri Mario Carini, vicepresidente del Vespa Club d’Italia e Pietro Mario Rozza, vicepresidente della Federazione Motociclistica Italiana già Consigliere del Vespa Club d’Italia sin dagli anni Cinquanta, oltre ad autorità locali come il vicesindaco Mencarelli e il Presidente dell’AAST Goni. Nel suo discorso, Pietro Rozza esprime grande soddisfazione per la potenza del messaggio trasmesso dalla manifestazione, quel nobile respiro di fratellanza che ha da sempre caratterizzato l’attività dei Vespisti di tutta Europa.
Le due giornate che segnano la rinascita dell’Eurovespa, che continuerà ininterrotta la propria corsa sino al 2006 con l’edizione di Torino, per poi trasformarsi in Vespa World Days a partire dall’anno successivo, si chiudono con una cerimonia nella quale viene sorteggiato un ciclomotore “SI” offerto da Piaggio, che viene vinto da un giovane vespista di Zurigo.
E’ solo il primo (anzi, il quindicesimo) capitolo di una lunga serie che l’anno dopo, 1982, vedrà una formidabile ripetizione sempre in Italia, a Reggio Calabria, per l’edizione passata alla storia come quella dei “Bronzi di Riace”