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A 70 anni dallo storico raduno “Sul Ponte di Bassano” – prima parte
Il programma del giorno precedente prevede l’arrivo dei radunisti al piazzale Giardino di Bassano del Grappa, con controlli tra le ore 15 e le ore 20. La mattina successiva l’accoglienza riprende alle ore 7 per terminare tre ore più tardi. A questo punto tutto è pronto per iniziare: alle 10,30, dopo il ritrovo a piazzale Cadorna, posto di fronte al Tempio Ossario, la benedizione ufficiale dei partecipanti, delle fiamme sociali e delle Vespa, quindi una Santa Messa. Alle 11,15 il momento clou dell’intera manifestazione: l’incontro sul ponte in legno di Bassano tra i Vespa Club di Trento e di Trieste, con accensione della fiaccola, quindi la deposizione di tutte le fiamme sociali sul ponte stesso. Il senso del raduno si percepisce quando da ovest si presenta il gruppo dei trentini, alla cui testa c’è Bruno Borsetti, che trasporta Innocente Fabris, Medaglia d’argento al valor militare, incaricato di portare la fiaccola accesa la sera prima, verso l’imbrunire, dalla giovane signorina Albertini alla presenza di tutte le autorità cittadine e regionali. Dal versante opposto ecco spuntare Ovidio Opiglia, accompagnato dall’alpino 38enne, Medaglia d’oro al valor militare, Angelo Ziliotto (riconoscimento ottenuto per il coraggio dimostrato durante la seconda battaglia del Don, sul fronte russo tra il 1942 e il 1943), che tiene in mano la fiaccola spenta, destinata ad essere accesa. La commozione (ma anche la confusione) è enorme, anche perché gli spazi sono comunque angusti. Nel pigia pigia generale c’è anche il presidente del Vespa Club d’Italia: in questa cerimonia non ci sono palchi d’onore, tutti sono uguali agli altri, vince chi spinge di più.
Mezz’ora più tardi via alla sfilata lungo il ponte e per le vie della città in rigorose file di due Vespa. Termine sfilata alle 13 per il pranzo ufficiale con relative premiazioni, “sciogliete le righe” previsto per le 15. Non si perde tempo, insomma: tutto ciò che importa si svolge in nemmeno tre ore effettive.
Le classifiche? I vespisti che hanno percorso il maggior numero di chilometri sono i palermitani (1.639), seguiti dai colleghi di Catania, Messina, Lecce, Taranto, Bari, Napoli, Caserta, Foggia e Roma. I più numerosi i triestini (229 unità registrate), poi Trento, Treviso, Mestre, Ferrara, Udine; i triestini sono anche i meglio piazzati nella graduatoria del chilometraggio in rapporto al numero delle macchine davanti a Milano, Brescia, Udine, Taranto, Ferrara, Bologna, Torino, Verona, Terni e Genova.
Tommaso Capriccioli, Presidente del Vespa Club Roma e Vicepresidente nazionale, che è partito da Roma con la moglie Iside e i coniugi Nolfi in sella a due Vespa perfettamente attrezzate per il lungo viaggio e ha addirittura realizzato una specie di targa in legno, dipinta a mano con l’indicazione della destinazione (giusto per far sapere a chi li vedeva passare dove andavano, e perché ci andavano), dà nuovo sfogo alla sua vena di poeta e scrive un componimento dall’ovvio titolo “Sul Ponte di Bassano” che inizia con “Marciavano cantando sottovoce – ognuno avendo già la propria sorte – segnata dal Destino, e la sua croce – andavano così verso la morte” e viene pubblicato sul numero speciale del notiziario “Vespa Club d’Italia” che porta la numerazione 4bis.
Quando le bocce si sono fermate e i cuori raffreddati, Manlio Riva traccia il bilancio che ha fermamente voluto: “Quando domenica sera abbiamo lasciato la città del Grappa, le nostre Vespa sembravano libellule tanto ci apparivano leggere, perché leggero era il nostro animo, pieno di vita il nostro corpo. La giornata trascorsa sulle rive del Brenta ci aveva donato uno spirito nuovo, ci aveva insegnato vieppiù a volerci bene, ci aveva detto che non è vero che gli uomini sono cattivi”. Che dire? Un uomo di profondissima fede non può non esserne convinto, anche se purtroppo la Storia insegna il contrario.